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Breve storia del cristianesimo: l’antichità

Ultimo Aggiornamento: 24/04/2012 19:47
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24/04/2012 19:47

Istituita la congregazione cristiana nel 33 era volgare.
Per “Chiesa” non si intende un edificio religioso in cui si ci riunisce per pregare la divinità. Il termine greco “ecclesia” indica, invece, l’insieme di persone, riunione di popolo, congregazione, rac-coglimento, o radunare per l’adorazione. Salomone, nel libro dell’A.T. “Ecclesiaste” viene chiamato appropriatamente il “congregatore, figlio di Davide re a Gerusalemme”, “congregatore”, colui che ha la responsabilità di chiamare il popolo eletto per adorare il vero Dio.
Il concetto viene espresso nel N. T. quando Dio definisce l’“ecclesia” un organismo dichiarato tale per “divina provvidenza”, infatti quando Barnaba andò a Tarso a cercare Saulo, Paolo, “dopo averlo trovato, lo condusse ad Antiochia. Avvenne così che per un anno intero radunarono a sé nella con-gregazione e ammaestrarono una grande folla, e fu ad Antiochia che per la prima volta i discepoli furono per divina provvidenza chiamati cristiani”. Nasce così la congregazione cristiana del I° se-colo. La struttura semplice, non verticistica come erano le istituzioni romane, la chiesa primitiva as-solveva l’incarico di “fare discepoli di persone di tutte le nazioni” ammaestrandole in nome di Gesù. Loro si consideravano veramente “tutti fratelli”.

Una delle prime deviazioni fu la distinzione fra i termini “sorvegliante” (gr. epìskopos) e “anzia-no” (gr. presbyteros), che non furono più usati per indicare il medesimo incarico. Solo un decennio circa dopo la morte dell’apostolo Giovanni, Ignazio, “vescovo” di Antiochia, scrivendo agli abitanti di Smirne (VIII, 1), disse: “Come Gesú Cristo segue il Padre, seguite tutti il vescovo [sorvegliante] e i presbiteri [gli anziani] come gli apostoli”. Ignazio perciò sosteneva che ciascuna congregazione doveva avere un unico vescovo, o sorvegliante, distinto dai presbiteri, o anziani, e investito di un’autorità superiore alla loro.
Come si arrivò a questa distinzione? In un suo libro August Neander spiega cosa avvenne: “Nel II secolo . . . dev’essere stato istituito l’incarico permanente di presidente dei presbiteri, al quale era affidata in particolare la sorveglianza di ogni cosa, per cui gli fu dato il nome di [epìskopos], distin-guendolo in tal modo dal resto dei presbiteri”. — Allgemeine Geschichte der christlichen Religion und Kirche.
Furono così poste le basi per la graduale formazione di una classe clericale. Circa un secolo dopo, Ci-priano, “vescovo” di Cartagine, nell’Africa settentrionale, fu un fervido sostenitore dell’autorità dei vescovi come gruppo distinto dai presbiteri (successivamente chiamati preti), dai diaconi e dai laici. Ma egli non sosteneva il primato di un vescovo sugli altri.
Man mano che avanzavano nella scala gerarchica, vescovi e presbiteri lasciavano sempre più indietro il resto dei componenti della congregazione. Questo determinò la divisione fra clero (quelli che prendevano la direttiva) e laicato (il gruppo passivo dei credenti). La Cyclopedia di McClintock e Strong spiega: “Dall’epoca di Cipriano [che morì verso il 258 E.V.], il padre del sistema gerarchico, la distinzione fra clero e laicato si accentuò notevolmente, e ben presto fu riconosciuta ovunque. In effetti dal III secolo in poi, il termine clerus . . . fu attribuito quasi esclusivamente al ministero per distinguerlo dal laicato. Con il formarsi della gerarchia romana, il clero non solo diventò un ordine distinto . . . bensì fu riconosciuto come unico sacerdozio”.
Così, nell’arco di circa 150 anni dalla morte dell’ultimo degli apostoli, si verificarono nella congre-gazione due sostanziali cambiamenti organizzativi: primo, la distinzione fra vescovo e presbiteri, con il vescovo sul gradino più alto della scala gerarchica; secondo, la divisione fra clero e laicato. Invece di “un regal sacerdozio” formato da tutti i credenti generati dallo spirito, ora veniva “riconosciuto come unico sacerdozio” solo il clero. — 1 Piet. 2:9
Questi cambiamenti segnarono un allontanamento dal metodo scritturale con cui erano dirette le congregazioni nel periodo apostolico.

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