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MICHELE SERVETO

Ultimo Aggiornamento: 25/02/2012 18:31
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Città: ASTI
Età: 58
Sesso: Maschile
25/02/2012 18:27

DALLA SPAGNA
Il 27 ottobre 1553 a Ginevra Michele Serveto fu messo al rogo. Guillaume Farel, carnefice di Serveto e vicario di Giovanni Calvino, ammonì gli astanti con queste parole: “[Serveto] è un uomo sapiente che senza dubbio pensava di insegnare la verità, ma è caduto nelle mani del Diavolo. . . . State attenti che la stessa cosa non accada a voi!” Che cosa aveva fatto questo sventurato per meritare una fine così tragica?
MICHELE SERVETO nacque nel 1511 nel villaggio di Villanova de Sixena, in Spagna. Sin dall’infanzia fu uno studente molto brillante. Secondo un biografo, “all’età di 14 anni conosceva già greco, latino ed ebraico e aveva una vasta conoscenza di materie quali filosofia, matematica e teologia”.
Quand’era ancora adolescente, Serveto entrò al servizio di Juan de Quintana, confessore personale dell’imperatore Carlo V. Nei suoi viaggi ufficiali con Quintana, Serveto poté osservare le sostanziali divisioni religiose che c’erano in Spagna, dove ebrei e musulmani erano stati esiliati o costretti a convertirsi al cattolicesimo.
All’età di 16 anni, Serveto andò a studiare legge all’Università di Tolosa, in Francia. Là, vide per la prima volta una Bibbia completa. Benché fosse severamente vietato leggere la Bibbia, Serveto lo faceva di nascosto. Dopo averla letta per intero per la prima volta, giurò di leggerla “un altro migliaio di volte”. Probabilmente la Bibbia che Serveto studiava a Tolosa era la Poliglotta Complutense, una versione in cui poteva leggere le Scritture nelle lingue originali (ebraico e greco), oltre che nella traduzione in latino. Lo studio della Bibbia nonché la degenerazione morale che aveva osservato nel clero spagnolo fecero vacillare la sua fede nella religione cattolica.
I dubbi di Serveto aumentarono quando assistette all’incoronazione di Carlo V. Il re spagnolo fu incoronato imperatore del Sacro Romano Impero da papa Clemente VII. Seduto sulla sedia gestatoria, il papa ricevette il re, e questi gli baciò i piedi. In seguito Serveto scrisse: “Ho visto con i miei occhi il papa che, in pompa magna, si faceva trasportare sulle spalle dai principi, venerato per le strade dalle persone che lo circondavano”. Serveto non riusciva a conciliare quella sontuosità e quello sfarzo con la semplicità dei Vangeli.
In cerca della verità religiosa...
Serveto interruppe con circospezione il suo servizio presso Quintana e iniziò la sua solitaria ricerca della verità. Credeva che il messaggio di Cristo non fosse rivolto ai teologi o ai filosofi ma alla gente comune che lo avrebbe compreso e messo in pratica. Pertanto, decise di consultare il testo biblico nelle lingue originali e di respingere qualsiasi insegnamento in contrasto con le Scritture. È interessante notare che nei suoi scritti la parola “verità” e i termini a essa affini compaiono con più frequenza di qualunque altro termine.
Gli studi compiuti da Serveto in campo storico e biblico lo portarono alla conclusione che nei primi tre secoli dell’Era Volgare il cristianesimo si era corrotto. Apprese che Costantino e i suoi successori avevano promosso falsi insegnamenti, i quali alla fine portarono ad adottare la Trinità come dottrina ufficiale. All’età di vent’anni Serveto pubblicò il De Trinitatis erroribus, opera che lo fece finire nel mirino dell’Inquisizione.
Serveto comprese chiaramente come stavano le cose. “Nella Bibbia”, scrisse, “non si parla della Trinità. . . . Possiamo conoscere Dio non tramite i nostri boriosi concetti filosofici, ma tramite Cristo”. Giunse anche alla conclusione che lo spirito santo non è una persona, ma la forza di Dio all’opera.
Serveto suscitò alcune reazioni favorevoli. Sebastian Franck, riformatore protestante, scrisse: “Lo Spagnolo, Serveto, sostiene che in Dio non c’è che un’unica persona. La Chiesa di Roma ritiene che ci siano tre persone in un solo essere. Io concordo invece con lo Spagnolo”. Tuttavia, né la Chiesa Cattolica né le chiese protestanti perdonarono mai a Serveto di aver messo in discussione la loro dottrina centrale.
Grazie allo studio della Bibbia, Serveto arrivò anche a rigettare altre dottrine della chiesa e a considerare antiscritturale l’uso delle immagini. Pertanto, un anno e mezzo dopo aver pubblicato il De Trinitatis erroribus, Serveto disse a proposito sia dei cattolici che dei protestanti: “Non concordo e non dissento del tutto né con gli uni né con gli altri. Poiché entrambe le parti mi sembrano avere qualche verità e qualche errore, ma tutti riconoscono gli errori altrui e nessuno i propri”. Era da solo alla ricerca della verità.
Nonostante la sua sincerità, Serveto giunse comunque ad alcune conclusioni errate. Per esempio, calcolò che Armaghedon e il Regno millenario di Cristo sarebbero arrivati nel corso della sua vita.
...e della verità scientifica
Costretto a fuggire dai suoi persecutori, Serveto si stabilì a Parigi con lo pseudonimo di Villanovanus, e lì studiò arte e medicina. La sua curiosità in campo scientifico lo spinse a praticare dissezioni di cadaveri per capire il funzionamento del corpo umano. Come risultato, Serveto fu probabilmente il primo europeo a descrivere la circolazione polmonare del sangue. Incluse le sue scoperte nell’opera Christianismi restitutio. Le sue osservazioni furono fatte 75 anni prima che William Harvey scoprisse l’apparato circolatorio.
Serveto preparò anche una nuova edizione della Geografia di Tolomeo. Questo lavoro riscosse così tanto successo che alcuni definirono Serveto il padre della geografia comparativa e dell’etnografia. In seguito, durante il suo processo a Ginevra, fu accusato di aver descritto la Palestina come una terra scarsamente coltivata, sterile. Egli si difese dicendo che la sua descrizione si riferiva alla condizione dell’attuale Palestina e non di quella all’epoca di Mosè, in cui sicuramente scorreva latte e miele.
Serveto scrisse anche il trattato Syruporum universa ratio, in cui parlava in un modo nuovo ed equilibrato di un certo tipo di farmaco. Le copiose nozioni di medicina racchiuse in questo libro fecero di lui un pioniere nel campo della farmacologia e nell’uso di quelle sostanze che divennero poi note come vitamine. Considerata la vasta esperienza di Serveto in così tanti campi dello scibile, uno storico lo ha definito “una delle più grandi menti della storia, un uomo che contribuì al sapere universale”.
Un avversario formidabile
Chi è alla ricerca della verità ha sempre molti avversari. (Luca 21:15) Fra i numerosi avversari di Serveto c’era Giovanni Calvino, che a Ginevra aveva costituito uno stato protestante autoritario. Secondo lo storico Will Durant, quella di Calvino “non fu una dittatura di legge o di forza, ma di volontà e di carattere”, e Calvino “era radicale quanto il papa nel rigettare l’individualismo nella fede”.
Serveto e Calvino probabilmente si conobbero a Parigi quando entrambi erano giovani. Sin dall’inizio fra i due ci fu un conflitto di personalità e Calvino diventò il nemico più implacabile di Serveto. Benché Calvino fosse uno dei padri della Riforma, alla fine denunciò Serveto all’Inquisizione cattolica. Serveto riuscì per un pelo a fuggire dalla Francia, dove fu bruciato in effigie. Tuttavia, fu riconosciuto e imprigionato a Ginevra, vicino al confine, dove la parola di Calvino era legge.
In carcere, Serveto ricevette un crudele trattamento da parte di Calvino. Ciò nonostante, al processo, nel suo dibattito con Calvino si disse disposto a modificare le proprie vedute a patto che per convincerlo il suo avversario si servisse di argomentazioni basate sulle Scritture. Calvino non fu in grado di farlo. Dopo il processo, Serveto fu condannato al rogo. Secondo alcuni storici fu l’unico dissidente religioso a essere sia bruciato in effigie dai cattolici che arso vivo dai protestanti.
Paladino della libertà religiosa
Pur avendo eliminato il suo rivale personale, Calvino perse la propria autorità morale. L’esecuzione ingiustificata di Serveto suscitò l’indignazione delle persone riflessive di tutta Europa. Fornì anche un valido argomento ai sostenitori delle libertà civili, i quali affermavano che nessuno doveva essere messo a morte per le proprie idee religiose. Furono così più determinati che mai a proseguire nella lotta per la libertà religiosa.
Camillo Renato, pensatore italiano, protestò dicendo: “Né Dio né il suo spirito hanno incoraggiato un’azione del genere. Cristo non trattava in questo modo coloro che non lo riconoscevano”. E l’umanista francese Sébastien Castellion scrisse: “Uccidere un uomo non significa difendere una dottrina, significa solo uccidere un uomo”. Lo stesso Serveto aveva detto: “Considero una cosa grave uccidere degli uomini perché sono in errore su una certa interpretazione scritturale, quando sappiamo che perfino gli eletti possono essere indotti in errore”.
A proposito degli effetti a lungo termine dell’esecuzione di Serveto, un libro dice: “La morte di Serveto segnò una svolta nell’ideologia e nella mentalità invalse a partire dal IV secolo”. E aggiunge: “Da un punto di vista storico, Serveto morì affinché la libertà di coscienza potesse diventare un diritto civile del singolo individuo nella società odierna”. — Michael Servetus—Intellectual Giant, Humanist, and Martyr.
Nel 1908 nella città francese di Annemasse, a circa cinque chilometri dal luogo in cui morì Serveto, fu eretto un monumento in suo onore. Un’iscrizione dice: “Michele Serveto, . . . geografo, medico, fisiologo, contribuì al bene dell’umanità con le sue scoperte scientifiche, la sua dedizione ai malati e ai poveri, e la sua indomita indipendenza di pensiero e coscienza. . . . Era un uomo dalle convinzioni granitiche. Sacrificò la propria vita per la causa della verità”.

Le autorità spagnole misero al bando 120.000 ebrei che si erano rifiutati di accettare il cattolicesimo, e diverse migliaia di mori furono mandati al rogo.
Vedi l’articolo “La Poliglotta Complutense: uno storico ausilio per la traduzione”, nella Torre di Guardia del 15 aprile 2004.
Nel suo libro Declarationis Iesu Christi Filii Dei Serveto disse che la dottrina della Trinità era disorientante e lasciava perplessi, e osservò che nelle Scritture non c’era “nemmeno una sillaba” a sostegno d’essa.
Mentre era in prigione, Serveto firmò la sua ultima lettera con queste parole: “Michele Serveto, solo, ma fiducioso nella più sicura protezione di Cristo”.
Storia della civiltà, Parte VI, La Riforma, trad. di C. Bai Lopizzo, Mondadori, Milano, 1959, p. 606.

Serveto e il nome Geova
La ricerca della verità portò Serveto anche a usare il nome Geova. Pochi mesi dopo che William Tyndale aveva usato questo nome nella traduzione del Pentateuco, Serveto pubblicò il De Trinitatis erroribus, in cui usò ampiamente il nome Geova. Nella sua opera disse: “L’altro nome, il più santo di tutti, יהוה, . . . può essere così interpretato . . . ‘Colui che fa essere’, ‘colui che porta all’esistenza’, ‘la causa dell’esistenza’”. Egli fece questa osservazione: “Il nome di Geova si può attribuire solo al Padre”.
Nel 1542 Serveto curò anche una nuova edizione della famosa Bibbia in latino di Sante Pagnini (sotto). Nelle abbondanti note a margine che fece, diede risalto di nuovo al nome divino. Incluse il nome Geova nei riferimenti marginali a passi chiave come Salmo 83:18, dove il testo principale conteneva la parola che significa “Signore”.
Nella sua ultima opera, Christianismi restitutio, a proposito del nome divino, Geova, Serveto disse: “È chiaro . . . che nell’antichità molti pronunciavano questo nome”.
[Modificato da pino.12 25/02/2012 18:31]
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