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Il sacrificio incruento della messa: Dai misteri eleusini alla chiesa di Roma

Ultimo Aggiornamento: 30/01/2012 19:58
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Città: ASTI
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Sesso: Maschile
30/01/2012 19:58

Il sincretismo di vari rituali durante i misteri eleusini e la chiesa cattolica romana.
Il “mistero dell’eucarestia”: a digiuno si consumava il rito a Demetra.

Èleusi, Grecia, Eleusi (greco Elevsís), antica e moderna città dell'Attica, in Grecia, situata a 20 chi-lometri a ovest di Atene, sul golfo di Egina. La cosiddetta "Via sacra" collega il santuario della dea della fertilità Demetra a Eleusi con
la città di Atene, della quale esso fa parte dal VI secolo a.C. Questo importante luogo di culto fu fondato già nel III secolo a.C.: fu creato un primo spazio destinato ad accogliere i fedeli (telestérion) , successivamente ingrandito, fino a diventare il centro dei culti misterici riservati agli iniziati (vedi Misteri eleusini). Il santuario fu circondato da mura entro le quali furono costruiti altri edifici, tra cui l'antro Plutonio e gli alloggi per i sacerdoti del culto. Sotto i romani, nel II secolo d.C., fu costruito un grande portale, una copia della porta di accesso all'Acropoli di Atene. Dopo l'invasione dei goti nel 395 d.C. il culto dei misteri fu abbandonato. Dell'antica città di Eleusi sono rimaste soltanto alcune rovine, riportate alla luce con gli scavi iniziati nel 1882. I reperti archeologici sono conservati nei musei di Eleusi e di Atene.

Il telesterion si riempiva di spiriti, tanto, che uno degli iniziandi si spaventò tanto che morì; Erodoto racconta che quando arrivarono i Persiani, e i Greci erano tutti fuggiti per non essere perseguitati, Iaccho si lamenta perchè come unici officianti erano rimasti gli spiriti.
Un rito molto simile a quello cattolico si consumava alla dea Demetra. Infatti nell'Inno Omerico a Demetra alla dea viene offerta "una coppa di vino dolce come miele" (v. 206), ma essa la rifiuta af-fermando esplicitamente che "in verità, le era vietato bere il rosso vino" (v. 207-8) e comanda le venga offerto il ciceone (kykeon).

La “messa”, derivata dal latino missa ("mandata"), è tratta dalla formula di commiato dell'assemblea: Ite, missa est ("Andate, l'Eucaristia è stata inviata") Sul termine eucaristia ne analizziamo l’etimo e il contesto evangelico.
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Liturgia Complesso degli atti cerimoniali pubblici destinati al culto. ETIMOLOGIA: dal lat. eccl. liturgia, dal greco leitourgía, propr. ‘opera di utilità pubblica’ (comp. di lêton ‘stato’ ed érgon ‘lavoro’), poi, come calco dall'ebraico, ‘servizio del tempio’.

Dal semplice pasto del Signore ad una elaborata pompa magna liturgica
"ho digiunato, ho bevuto il ciceone, ho preso dalla cista; dopo aver maneggiato, ho deposto nel cala-thos (canestro), e dal calathos nella cista". Clemente Alessandrino, Protreptico, 21, 2
Dall’istituzione della Commemorazione o “Ultima cena del Signore” all’alterazione avvenuta in meno di 100 anni il passo fu breve. Già agli inizi del II° secolo assistiamo ad una introduzione di rituali che non facevano parte dell’origine di quell’avvenimento.
Eukaristew, eucaristía ‘riconoscenza, gratitudine, poi ‘eucaristia’, comp. di eû ‘bene’ e un deriv. di cháris ‘grazia’. Il termine viene usato non tradotto dalla chiesa per suscitare un’aspettazione mistica del gesto altamente simbolico che Gesù fece durante quella ultima cena con i suoi discepoli. La realtà dei fatti è che di lì a poco il Messia avrebbe ceduto il suo corpo perfetto in sacrificio propiziatorio per i peccati del mondo. In ultima analisi si deduce che il “rendere grazie” sentitamente per quel gesto d’amore che Gesù compì non può che suscitare in ogni cristiano un profondo ringra-ziamento per ciò che è stato fatto.
Il resoconto evangelico di Matteo 26:26-28 dice: “Mentre continuavano a mangiare, Gesù prese un pane e, dopo aver detto una benedizione, lo spezzò e, dandolo ai suoi discepoli, disse: “Prendete, mangiate. Questo significa il mio corpo”. E prese un calice e, avendo reso grazie, lo diede loro, di-cendo: “Bevetene, voi tutti; poiché questo significa il mio ‘sangue del patto’, che dev’essere versato a favore di molti per il perdono dei peccati”. Luca aggiunge: “Continuate a far questo in ricordo di me”. E Paolo citando le parole di Matteo ci ricorda in I° Corinti “Continuate a far questo in ricordo di me”.

Nel rito cattolico la comunione deve essere prese a digiuno.
Mentre nell’ultima cena del Signore –“questo significa il mio corpo, questo significa il mio sangue”- invece, è stata consumata dopo i pasti, a stomaco pieno.

Origine gli scrittori del II° sec. Credevano che l’eucaristia fosse un sacrificio in quanto è la “pura offerta” di cui parla nella predizione di Malachia Ad, Haer. 18,4.
Nel III° seco. Il rituale dell’eucaristia si complica e si aggiungono formule liturgiche. Cipriano ag-giunge altri dettagli per ciò che riguarda l’eucaristia nelle comunità del Nord Africa. Il rituale com-prendeva un sermone, l’offertorio per il popolo, il sursum corda, la commemorazione misto d’acqua e vino da parte dei diaconi e la celebrazione quotidiana dell’eucaristia a Cartagine. Cfr. De mortal 1; de op. et elee 5; de orat. Dom. 3; ep. 63, 17; de lap 25.
Anche i rituali pagani che esistevano al tempo del cristianesimo usavano la comunione del pane e del vino come parte dei loro rituali. Le adorazioni di Orfeo, Mitra, Attis e Diòniso avevano tutte un momento dedicato alla comunione di un pasto, come parte rituale.
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